mercoledì 4 dicembre 2024

Padri e patriarchi

 
 ..La crisi del ruolo genitoriale, e di quello di padre in particolare, è infatti oggi un concetto già ampiamente sperimentato, vissuto e acquisito dalle ultime generazioni al punto che sono diventati ormai luoghi comuni i discorsi sulle 'assenze' dei padri e quelli sulle 'supplenze' delle madri, ma in realtà il contesto è ben più ampio dello scenario famigliare e investe i grandi cambiamenti cui è andata incontro nel complesso la nostra società soprattutto negli ultimi decenni.

Che oggi la perdita di autorità della figura paterna sia in genere dovuta alle trasformazioni della famiglia patriarcale e ad una conseguente diversa distribuzione del 'potere' tra i membri della nuova famiglia moderna (spesso inoltre non più rappresentata da entrambi i genitori o con avvicendamenti successivi nel ruolo paterno nelle coppie separate), oppure alla sua sistematica messa in discussione dopo gli anni '60-'70 da parte di una nuova cultura giovanile che ha spesso percepito nella generazione dei padri l'espressione di un sistema sociale retrivo, un ostacolo da rimuovere nel cammino verso una maggiore libertà di espressione individuale e collettiva, il risultato di questa disaffezione alla voce dei padri è stato anche quello, sicuramente meno positivo, di una perdita nel micro e macro-sociale di quelle figure naturalmente incaricate nel porre-il-limite e del conseguente smarrimento di fronte alla possibilità illusoria di un godimento illimitato e infinito.

La funzione della proibizione paterna attraverso lo scenario edipico è simbolicamente diretta sul duplice piano della regolazione del desiderio (divieto dell'incesto) e del riconoscimento della propria separatezza in quanto individuo, per cui la funzione paterna e la Legge-del-Padre hanno sempre rappresentato quell'elemento indispensabile affinché il soggetto potesse appropriarsi del suo stesso desiderio rivolto all'altro-da-sé, superando la stasi della condizione fusionale nel 'paradiso' materno (che ovviamente prevede però anche un suo 'inferno', quando la fusionalità è vissuta come unico orizzonte esistenziale). Accettarne oggi semplicemente la loro obsolescenza equivale a mettere definitivamente in crisi il modello 'naturale' in cui si è per millenni attuata la trasmissione di fondamentali aspetti inter-generazionali, che altrimenti non avrebbero altri 'contenitori' – altri 'significanti' – per svolgere le medesime funzioni evolutive per ciascun nuovo individuo. 

La supremazia della visione tecnologica nello stile di vita moderno e l'ideologia consumistica contribuiscono inoltre ad accentuare la distanza dal modello paterno centrato sulla progressiva accettazione del limite e quindi sul superamento della posizione onnipotente tipica della mente infantile. Il 'mercato' crea in continuazione nuovi falsi bisogni, instillando nelle giovani generazioni l'aderenza ad un meccanismo compulsivo che si placa solo temporaneamente con il possesso (l'acquisto) dell'oggetto del desiderio (peraltro indotto). Nuovi prodotti ricreano infatti in brevissimo tempo il meccanismo di desiderio sotto la spinta di un senso di vuoto interiore e dell'adeguamento conformistico e quindi il rinnovato bisogno dell'acquisto, e così via… Ciò che la funzione paterna dove assicurare, cioè la regolazione del desiderio, viene dunque ulteriormente intaccata dalla urgenza nel raggiungimento della apparente soddisfazione (in realtà solo una momentanea 'saturazione'), che non tollera dilazione alcuna, pena una condizione interiore di sofferenza esistenziale e vacuità che si declina attraverso tutta una gamma di manifestazioni di disagio soggettivo, tipiche delle nostre società 'avanzate' (basti pensare all'aumento esponenziale delle svariate forme di patologie centrate sul corporeo, quali dipendenza e tossicomania, i vissuti anoressico-bulimici e gli attacchi di panico, esperienze accomunate dall'impossibilità di vivere e tollerare l'urgenza del temuto momento critico in cui ci si sente soli e indifesi nell'affrontare una sensazione di incombente, oscura minaccia al proprio equilibrio fisico e mentale).

Se dunque non è più la voce del Padre a poter essere udita nella odierna nebbia delle incertezze esistenziali, della 'perdita dei valori' (il fatto che si senta ormai ripetere questa espressione come un mantra per spiegare tutto quanto di disfunzionale e di negativo osserviamo intorno a noi non ne scalfisce la realtà oggi operante e fin troppo evidente), della fine delle ideologie e delle Verità rivelate o costruite ex novo e di un unico, eterno presente contrapposto ad una temporalità dotata di un senso di marcia, viene drammaticamente a mancare quella istanza 'Altra' fino a ieri in grado di mettere in moto quelle trasformazioni interiori necessarie al raggiungimento di un assetto psichico adeguato per 'orientarsi' nel mondo (interno ed esterno). 

Occorre forse allora cercare la possibilità di individuare oggi una nuova idea di paternità, che possa sempre conciliare l'istanza della Legge e del limite con le energie vitali del desiderio, senza il gravame di una concezione patriarcale e autoritaristica ma riconoscendo al padre la sua propria funzione (che non può essere assente o ridotta, come a volte accade, a quella dell'amico-confidente-compagno di giochi). Se il padre è una 'metafora', come si diceva, occorre rendere di nuovo questa metafora viva e operante oggi, restituendogli un suo specifico, fondamentale potere simbolico, pur nelle trasformazioni e nei profondi cambiamenti intervenuti nel sociale. Del resto, una tale trasformazione della paternità appare oggi necessaria oltre che inevitabile, affinché si possa continuare a parlare di società civili e responsabili che si prendono cura dei loro figli e dell'ambiente in cui essi vivranno.


Estratto da: Nel Nome del Padre, nella sezione Scritti di questo stesso sito.

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