lunedì 28 dicembre 2015

Trama e ordito


Quando Freud, dopo le esperienze di terapia 'catartica, basata essenzialmente sull'ipnosi, ebbe l'intuizione di far associare liberamente i suoi pazienti e di porsi in un ascolto assorto, ma pur liberamente fluttuante, di quanto emergeva da quei soliloqui apparentemente incongrui e distanti dai vincoli di logica che il comunicare tra persone solitamente impone, deve aver avuto subito l'impressione che fosse nato qualcosa di nuovo nella pratica terapeutica, un modo nuovo di recepire le varie argomentazioni del 'parlante' e al contempo di intendere il contesto entro cui collocare certi discorsi, cioè lo spazio-tempo della seduta (tecnicamente 'setting') che allestito ad arte li contiene in modo significativo.
Nella psicoterapia odierna questa ripetuta messa in parentesi di frammenti spazio-temporali della propria vita continua ad accadere, come una quotidiana epifania: ecco che le parole del paziente seguono un ritmo ed una intonazione particolari, dietro un ricordo improvviso o una voce antica che dal passato torna alla memoria; ecco che le parole del terapeuta fanno eco incardinate in un ordine invisibile eppure preciso, che segue a ruota e non si sottrae alla necessità di un rimando di senso, o forse solo a ribadire una necessaria presenza, che quelle parole accolga e preservi da un nuovo oblio. E gli elementi sparsi, le ripetizioni, le aggiunte o le sottrazioni, sempre devotamente raccolti tra le pieghe del discorso e ricomposti in forme più ampie e significative.
Ascoltare e restituire, prendere e dare; l'immagine della spoletta che corre sul telaio, nel veloce alternarsi di trama e ordito, in un dinamismo inesausto che si sostenta di modi e tempi nuovi per dire e pensare; sorta di gioco ad incastro tra il dire dell'uno e il dire dell'altro che svela, con pazienza e sagacia di entrambi, una nuova trama di senso, invisibile inizialmente, ma che pian piano sembra emergere, sempre più nitidamente, come una superficie in cui si stagliano i punti e contrappunti di una segreta tessitura, che dapprincipio si limitano in zone di differenti colori e motivi, infine si mescolano in un'unica composizione dove pian piano si impone un tema centrale, una figura che acquista rilievo e risalta infine sullo sfondo.
La psicoterapia, come oggi in genere la intendiamo e come lo stesso immaginario collettivo tende a riprodurla, nasce da quella felice intuizione di oltre un secolo fa:la possibilità di costruire artificialmente uno spazio di pensabilità, fisico, concreto, che rimandi ad un analogo spazio mentale, in continua costruzione, per ciò che è stato a lungo rimosso, respinto, represso, negato. Un luogo che ospiti finalmente gli scarti apparentemente inservibili delle nostre vite di ieri e di oggi e che doni loro il senso perduto.
Questa funzione 'maieutica' della psicoterapia, il far venire alla luce una struttura 'altra' di discorso su di sé e una nuova trama di senso profondo, il restituire ad uno sguardo comune o condividere ex novo con l'altro un mondo privato fatto di coordinate intime e uniche, derivano da lì, da quell'intuizione freudiana gettata come un trave, leggero e tenace, tra le due strette ma altissime sponde delle nostre separate individualità.