sabato 25 maggio 2013

Il Nuovo Mondo



Il presente è un estratto di due brani dello scritto omonimo, che comparirà prossimamente in versione integrale nella sezione 'Scritti' del sito web www.fernandomaddalena.it



Un aneddoto popolare racconta che Cristoforo Colombo, di ritorno dal secondo viaggio in quelle che egli credeva fossero 'le Indie', venne invitato da un certo cardinal Mendoza, che aveva allestito una sontuosa cena in suo onore. Alcuni ospiti di alto lignaggio – forse più invidiosi di altri dei grandi onori riservati al navigatore genovese - non mancarono di sminuire la sua impresa dicendo che chiunque, in fondo, sarebbe stato capace di scoprire il Nuovo Mondo. A questa osservazione Colombo non si scompose e li sfidò ad un' altrettanto facile impresa: far rimanere un uovo dritto sul tavolo. Dopo i più disparati tentativi, nessuno tra i blasonati detrattori riuscì nell'operazione e infine, convinti che si trattasse di un problema insolubile, pregarono Colombo stesso di risolverlo. Questi allora prese l'uovo e lo ammaccò senza romperlo con un colpetto nella parte inferiore, riuscendo così a farlo stare dritto sul tavolo. Quando i gentiluomini protestarono dicendo che avrebbero potuto farlo benissimo anche loro, Colombo placido rispose: «La differenza, cari signori, è che voi avreste potuto farlo, io invece l'ho fatto!». E da allora – continua l'aneddoto – l'uovo di Colombo è rimasto quale espressione per definire una soluzione insospettatamente semplice ad un problema all'apparenza irrisolvibile.
Al di là della palese inautenticità dell'episodio (l'aneddoto nel tempo fu attribuito anche ad altri contesti e a varie altre figure storiche) rimane il fatto che esso esprima in modo lampante il concetto popolare che nei secoli è stato associato alla 'scoperta' di Colombo, che identifica la sua impresa come una quasi ovvia conseguenza logica del fatto di voler raggiungere una parte di mondo da un lato (verso Occidente) anziché dall'altro (verso Oriente).
Ma l'aneddoto sembra anche voler suggerire che Colombo dovesse essere un uomo non comune, avere delle particolari proprietà di pensiero e ragionamento, come quella affatto scontata di riuscire a vedere, appunto, l'ovvio, ciò che si ha sotto gli occhi; e poi soprattutto fare in modo di realizzare concretamente quella 'ovvietà', che così tanto più sarà oggetto di stupore e riconoscimento tra gli altri uomini.
Ciò che in realtà accadde nello svolgersi dei ripetuti viaggi verso il Nuovo Mondo mostrerebbe invece come proprio l'evidenza dei fatti e delle circostanze, che si andava progressivamente disvelando agli occhi del navigatore man mano che proseguiva l'opera di esplorazione di quel vasto territorio prospiciente le coste dell'America centrale, fosse stata sistematicamente rimossa – diremmo oggi – allo scopo di mantenere la visione ufficiale e consolidata del mondo fino allora conosciuto, impostata sui soli tre grandi continenti (Europa, Asia e Africa) anziché quattro. Aprofondiremo questo aspetto più oltre, mentre adesso guardiamo ai fatti storici (piuttosto che ascoltare gli aneddoti, peraltro riadattati nei secoli!): torniamo quindi per un momento con la memoria sui banchi di scuola, quando incontrammo per la prima volta la figura del navigatore genovese e fummo sedotti dalle sue imprese...
Marinaio sin dall'età di 14anni su navi mercantili, Colombo maturò nel tempo il progetto di raggiungere le terre d'Oriente da ovest. Basandosi sulle carte geografiche dell'epoca e su alcune nuove teorie (in quegli anni anche il fisico fiorentino Paolo Toscanelli riteneva percorribile una rotta verso ovest per raggiungere l'India), Colombo si convinse della fattibilità dell'impresa e nel 1483 incontrò il re Giovanni II di Portogallo chiedendogli la somma necessaria, ma dopo aver consultato i suoi esperti il Re rifiutò la proposta.
Il progetto del genovese infatti, sulla carta, era ambiziosissimo, ed incontrò prima, durante e dopo i quattro viaggi da lui guidati verso 'Le Indie', notevoli resistenze anche da parte della corona spagnola. Il viaggio per mare avrebbe dovuto infatti aprire nuove rotte commerciali con il Catai e Cipango (gli attuali Cina e Giappone) al posto delle vecchie vie carovaniere, accelerando notevolmente il transito delle merci e prospettando un lauto incremento dei profitti da parte degli armatori, ma i rischi connessi all'impresa e le difficoltà relative alle condizioni generali del lungo viaggio ne ritardarono la realizzazione. Fu solo nella primavera del 1492, dopo circa dieci anni di tentativi, che Colombo ottenne il finanziamento dell'impresa, e solo per la decisiva intercessione della regina Isabella di Castiglia, moglie del sovrano spagnolo Ferdinando II [segue...]

[…] Ma la realtà, come sappiamo, è ciò che disconferma sempre in qualche misura i nostri propositi, desideri, speranze: vi si oppone come quello smisurato nuovo continente sconosciuto si oppone al passaggio di Colombo diretto verso le Indie. L'intenzione consapevole di Colombo, come sappiamo, non era certo quella di scoprire l'America. La scopre invece malgrè soi, mentre insegue l'oggetto del desiderio, le coste del Catai, e in questo movimento di avvicinamento ad esso si scontra col nuovo, con l'imprevisto, il non pensato ed anzi con ciò che non avrebbe dovuto esserci (ma che invece era lì, da sempre...ad aspettare di essere scoperto!).
Possiamo però ragionevolmente pensare che, più o meno consapevolmente, nel suo 'sub-cosciente', una simile evenienza dovesse esserci già stata, da sempre, nella sua mente. Che cioè accanto (o sotto, o sopra) all'idea preponderante della nuova via per le Indie vi fosse la possibilità concreta di poter anche sbarcare su territori vergini e ancora sconosciuti. Resta allora il fatto che una tale più che plausibile evenienza sia stata invece coscientemente così a lungo rifiutata, addirittura fino alla sua morte, e che solo i successivi navigatori-esploratori abbiano potuto riconoscere la verità del nuovo continente.
Anche ribadendo il fatto che per una mentalità come la sua – formata ad una visione tutta compresa tra le Sacre Scritture e il doveroso ossequio ai sovrani dell'epoca – la scoperta dei nuovi territori fosse da considerare non soltanto come una assai vantaggiosa operazione imprenditoriale, una strategica annessione di territori confinanti con la Cina che potevano dunque fornire preziosissimi punti di appoggio e di rifornimento per i traffici con l'Europa, ma anche come quell'atteso evento di natura spirituale che avrebbe unito i popoli della terra sotto la guida di sovrani illuminati, una tale massiccia e prolungata rimozione della verità merita una più attenta lettura dei fatti. Come anche dell'uomo Colombo, posto di fronte al dilemma tra l'ansia di realizzazione del suo desiderio cosciente (che come abbiamo visto è in realtà il portato di un desiderio collettivo ben più vasto e potente) e il riconoscimento di una realtà imprevista e dirompente, che muterà il corso della storia e ridisegnerà il nuovo volto del pianeta [segue...].