mercoledì 23 dicembre 2009

Per un Buon Natale



Come ogni anno, nelle nostre opulente società mediatiche e consumistiche,
il Natale arriva inesorabile e brucia in un attimo se stesso in quel tripudio di forme conviviali centrate sulla materia-cibo ('il cenone della vigilia'), prassi commerciali reciproche centrate su oggetti concreti ('i regali'), parole e frasi stereotipate e ipertrofiche ('gli auguri'). Esso impone i suoi ritmi allegri, i suoi scintillii, le sue superfici levigate e riflettenti un modello di benessere che ci avvolge protettivo e rassicurante, ma che ci isola anche da quelle valenze intrapsichiche originariamente connesse all'avvento del Natale, che prima di essere cristiano era pagano e romano(1), e prima ancora greco, e ancora prima medio-orientale, e..e ...
Ma cosa c'è 'dietro' o 'sotto' il Natale consumistico e rutilante dei nostri tempi veloci, qual'è la 'sostanza' del Natale, o almeno qual'era, prima che venisse risucchiata dalle attuali pratiche esclusivamente mercificatorie ? La perdita del senso profondo della festa non può non avere conseguenze sul benessere psicologico individuale e collettivo. Nella nostra era 'postmoderna' infatti riscontriamo una crescente perdita di quei rituali simbolici, usi e tradizioni connessi al sacro, che nelle generazioni precedenti, per secoli, hanno rappresentato quel fondale iconografico e immaginativo su cui prendeva forma, nel silenzio della preparazione all'avvento e nella attesa della nascita del bambino divino, un processo catartico di rigenerazione della psiche collettiva, dove ogni individuo attraverso un movimento speculare, al contempo introspettivo e compartecipativo, attingeva a profonde correnti archetipiche armonizzate con i ritmi naturali e cosmici.
Il Natale è una festa antica quanto il mondo, basata su una precisa costellazione di archetipi. La sua celebrazione cade nel periodo del solstizio d'inverno, che è il periodo più buio dell'anno e in cui quindi si prefigura, in ordine ai ritmi di morte e rinascita della vita secondo una processualità naturale, l'avvento della nuova luce(2).
Come i mitologemi che narrano la rigenerazione della natura attraverso la morte e la resurrezione degli eroi mitici (Attis, Osiris, etc.., come anche la figura del Puer Eternus), la Natività esprime simbolicamente l'archetipo del rinnovamento, cioè la nascita dell'Uomo Nuovo e in generale di nuove forme di adattamento vitale all'interno del susseguirsi di fasi esistenziali e cicli evolutivi. Il bambino divino che nasce (per i cristiani sarà il Gesù nella grotta di Betlemme) esprime appunto tale dinamica, che è simbolicamente al contempo interna-psichica ed esterna-naturale-cosmica, oltre ad incarnare l'unione degli opposti, il maschile e il femminile, finalmente uniti in una immagine superiore dell'essere e quindi espressione di una coscienza integrata.
Perdere questo sfondo simbolico, questo orizzonte generale di senso,
significherebbe per l'uomo moderno smarrire quelle coordinate profonde che lo hanno fatto vivere fino ad oggi in sintonia con il suo mondo naturale, fatto di terra, acqua e cielo.Il grande e unico vero dono che dovremmo desiderare per il nostro Natale 'post-moderno' e di non smarrire questi scenari interni e di far sì che il Bambino divino continui a nascere dentro di noi.


F.Maddalena



(1)Nella Roma pagana il 25 Dicembre si celebrava il Sol Invictus, cioè l'essenza divina e 'invincibile' del sole-luce che sconfiggeva il buio dell'inverno.
(2)La centralità e l'importanza di tale costellazione di contenuti archetipici (che possiamo definire quali aggregati psichici e biologici insieme)è pertanto evidente, avendo a che fare con un simbolismo originario centrato sulla possibilità di rigenerazione e armonizzazione di psiche e corpo della nostra specie Sapiens.